Lo sviluppo della tecnologia e della scienza ha dato vita a non poche critiche e preoccupazioni sulla relazione tra intelligenza artificiale e privacy. Negli anni, questo è diventato uno tra gli argomenti più dibattuti e discussi in ogni campo: legale, etico, filosofico, politico e scientifico.
I nostri dati sono davvero al sicuro? L’aumento dell’intelligenza (e quindi dell’autonomia) delle macchine può essere pericoloso per le nostre informazioni online? È sicuro affidare questi dati a dispositivi di IA o dovremmo affidarli ad esseri umani e a strutture fisiche?
Prima di affrontare l’argomento della privacy, proviamo a comprendere altri problemi legati all’IA.
Il dibattito legato all’intelligenza artificiale e alle questioni etiche è estremamente controverso, con mille sfaccettature diverse.
Innanzitutto, molti studiosi intendono considerare lo strumento dell’IA come un sistema tecnologico complesso ma nulla di più, non volendo attribuire alcun tipo di intelligenza ad un computer. Questo è infatti privo di coscienza e di ragionamento logico e critico, caratteristiche considerate esclusive dell’essere umano. Oltretutto, per quanto questi dispositivi possano avvicinarsi, tramite l’utilizzo di algoritmi, a prendere decisioni come un essere umano, mancano sempre di quel qualcosa in più, ovvero della creatività.
È indubbio, però, che i dispositivi di IA si sono avvicinati moltissimo a ragionamenti e decisioni che sono sempre state considerate prerogative umane.
Il sistema non può avere capacità decisionali vere e proprie. O meglio, ricevuti gli input, il computer risponde a questi stimoli e applica la risposta, regolandosi in base alla situazione, ma ovviamente senza possedere una coscienza propria.
Ma fino a che punto il computer è sotto il controllo umano? E quando invece inizia a prendere decisioni “in autonomia”? Questo è uno tra i punti più critici riguardo la questione etica. Fino a raggiungere la domanda di carattere più fantascientifico: è possibile che il computer prenda talmente tanta autonomia da allontanarsi completamente dal suo creatore e volerlo addirittura contrastare?
Per fortuna, questa è per l’appunto una domanda molto lontana dalla nostra realtà, ma non c’è dubbio che siano presenti molti altri quesiti e incertezze.
Per funzionare nel migliore dei modi, l’intelligenza artificiale necessita di moltissimi dati. Pensiamo ad esempio alla tecnologia di machine learning; essa ha bisogno di raccogliere tantissimi dati dai vari utenti, così da imparare a reagire ai diversi stimoli, regolando la risposta sempre in base alla situazione.
Il dibattito riguardo l’intelligenza artificiale e la privacy dei dati è ancora completamente aperto, la situazione è in costante sviluppo e che direzione prenderà non è per nulla chiaro.
Ci sono diversi soggetti coinvolti: chi possiede i dati, chi riceve il consenso per poterli utilizzare e chi userà effettivamente tali informazioni.
Le finalità di questo utilizzo sono ben precisate nelle varie informative sulla privacy, e non possono essere modificate se non con la conferma da parte dell’utente. Il problema sta nel fatto che i sistemi IA potrebbero modificare in autonomia queste impostazioni per portare a termine nel migliore dei modi il loro lavoro. Bloccando però la possibilità al dispositivo di prendere queste decisioni autonome, si limiterebbe il suo operato e l’obiettivo prefissato.
Alcuni dispositivi e app hanno bisogno della conferma riguardo il trattamento dei dati da parte dell’utente per poter funzionare. Questo genere di permesso è sempre stato richiesto solamente in relazioni umane su basi razionali, logiche e giuridiche. Quindi il dubbio riguardo la concessione di dati personali e sensibili ad un dispositivo di IA sorge spontaneo: vogliamo affidare le nostre informazioni personali ad un computer?
Il consenso al trattamento riguarda solo i dati che decidiamo di condividere. Ogni persona ha infatti il diritto di condividere solo le informazioni che desidera. Ovviamente, alcune applicazioni non funzioneranno se non vengono segnati tutti i dati richiesti, ma nessuna persona potrà mai e in nessun caso essere obbligata a condividere le sue informazioni private.
Il problema principale sta nel fatto che le tecnologie di intelligenza artificiale possono anche risalire alle informazioni che non si desidera condividere. Analizzando e incrociando i dati personali condivisi dall’utente, si può risalire alle informazioni private che dovevano rimanere tali, poiché la persona non aveva dato il consenso.
Uno tra i problemi maggiori riguardo i dispositivi di intelligenza artificiale è il fatto che essi non possano essere controllati.
Le persone fisiche possono subire controlli e ogni ente che utilizza informazioni private degli utenti può venire controllato e punito nel caso di mala gestione dei dati. I dispositivi IA sono oltre a queste direttive, non possono venire né controllati né puniti. Non si saprebbe a chi affidare la responsabilità dei problemi, e questo potrebbe diventare piuttosto complicato da gestire e alquanto rischioso per la privacy e la protezione dei dati personali.
In Unione Europea esiste un regolamento generale sulla protezione dei dati (in inglese GDPR). Questo è un regolamento pensato e creato dall’UE in relazione al trattamento dei dati personali e della privacy dei suoi cittadini e residenti, sia all’interno che all’esterno del territorio. L’intento di questo regolamento è quello di aumentare la protezione dei dati personali per ogni cittadino rendendo omogenea la normativa in tutta Europa.
Per funzionare nel migliore dei modi, i dispositivi di IA necessitano di molti dati personali e questo costituisce il principale legame tra IA e GDPR.
Negli ultimi anni la Commissione Europea si è interessata agli sviluppi sempre più consistenti dell’IA e quindi al suo possibile impatto sui cittadini europei. I tentativi di creare delle normative riguardo la sua governance sono aumentati esponenzialmente. Uno tra gli interessi maggiori è chiaramente legato alla protezione dei dati personali.
Il regolamento UE sull’Intelligenza Artificiale avrà molti punti in comune con il GDPR. I sistemi IA che verranno utilizzati, saranno solo quelli che avranno superato determinati controlli riguardo la protezione dei dati personali.
Al centro dell’attenzione ci sarà sempre l’utente, i dispositivi IA rappresenteranno un prezioso aiuto ma non un sostituto al suo lavoro.
I problemi legati all’intelligenza artificiale e alla privacy sono un dibattito tutt’altro che risolto. Come detto, questo argomento tocca diversi campi ed è riuscito perfino ad entrare nell’agenda politica. Infatti, a livello governativo si è spesso cercato di trovare una soluzione a questi problemi, sentendoli sempre più vicini e pressanti. È essenziale comprendere come utilizzare nel migliore dei modi questa tecnologia, senza ostacolarla, ma proteggendo allo stesso tempo gli esseri umani e la loro privacy.
L’intelligenza artificiale fa ormai parte delle nostre vite e probabilmente nel futuro la troveremo in molte altre situazioni. Risulta quindi fondamentale non solo comprendere come utilizzarla nel migliore dei modi, ma anche come superare i rischi attualmente esistenti.